Totò e Aristotele si rincontrano dopo circa trent’anni, e si ritrovano a fare i conti con il loro passato e la sofferenza inflitta a ragazzi che oggi potrebbero essere i loro figli e a rinnegare la loro adolescenza.
Non si vedono da quando hanno raggiunto la maggiore età e preso ognuno la propria strada, sperando di cancellare più di un’ombra del passato che hanno condiviso.
Facevano parte, insieme a Roberto – quello colto e ben vestito, insospettabile – di un gruppetto di ragazzini che, negli anni ’80, tra una partita di calcio e una corsa in bicicletta, provava a sopravvivere come meglio poteva all’aridità della vita di paese, alla povertà educativa e alla difficoltà di intravedere il proprio futuro oltre la penombra del presente.
In uno spaccato sociale attualissimo, in cui la Sicilia risulta molto più che il mero “contenitore” dell’intera vicenda, l’autore affronta senza paure alcuni temi vicini ai giovani e a coloro che se ne prendono cura, dentro e fuori le mura di casa, offrendo infine al lettore un interrogativo che apre ampie riflessioni: si può sfuggire alla verità?
Un romanzo per ragazzi duro in cui il bullismo viene raccontato dalla voce non delle “vittime” ma dei giovani “carnefici”, oggi diventati adulti pentiti.